martedì 28 dicembre 2010

The belly of an architect




Sono riuscito a vederlo.
Ha una grande forza delle immagini.
Belle le musiche.
Questa intervista è abbastanza interessante.


http://www.activitaly.it/immaginicinema/greenaway.htm

bloody mery

Segnalo questo libro dal titolo "blody mery" di Marco Vichi e Leonardo Gori edito per la primo volta nel 2008 nella collana verdenero che parla di immigrazione, raccolta di pomodori e crimine in Italia. Un ritratto molto forte e di impatto sul problema dell'immigrazione.
Questo libro, la canzone di caparezza e l'articolo "Io schiavo in Puglia" del giornalista Fabrizio Gatti contribuiscono a dare un "confortante" ritratto della questione immigrazione italiana.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/io-schiavo-in-puglia/1370307

Da questo articolo scopro (forse un po' tardi) chi era Giuseppe di Vittorio, a cui molte vie di Italia sono intitolate. Di Vittorio fu un importante sindacalista italiano.

http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Di_Vittorio

giovedì 21 ottobre 2010

'54

Sto leggendo il libro del 2002 di Wu Ming. Romanzo e storia? Storia romanzata?
Cerco e segnalo alcuni link dei personaggi che appaiono nella storia.

Wu Ming foundation
http://www.wumingfoundation.com/index.htm

Cary Grant. Archibald Alexander Leach
http://it.wikipedia.org/wiki/Cary_Grant

Grace kelly
http://it.wikipedia.org/wiki/Grace_Kelly

Tito. Josip Broz
http://it.wikipedia.org/wiki/Josip_Broz_Tito

Ettore Bergamini
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/Giap5_VIa.htm

Wilma Montesi
http://it.wikipedia.org/wiki/Omicidio_di_Wilma_Montesi

Bao Dai
http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?category=Scienze_sociali_e_Storia/storia/biografie/&parentFolder=/Portale/sito/altre_aree/Scienze_sociali_e_Storia/storia/&addNavigation=Scienze_sociali_e_Storia/storia/biografie/&lettera=B&pathFile=/sites/default/BancaDati/Enciclopedia_online/B/BIOGRAFIE_-_EDICOLA_B_006541.xml

lo specchio nelle case dei proletari

… lo specchio congiunge l’individuo alla comunità, e il suo ingresso nelle case dei proletari ha cementato l’orgoglio di classe, quel senso di decoro sbattuto in faccia ai padroni, "Noi non siamo nulla, e vogliamo essere tutto! Possiamo essere, e siamo, più eleganti di voi!" E’ grazie a quel decoro, a quella fierezza, che si è vinta la guerra.

Tito riflette tra sé e sé a pagina 303 di 54 di Wu Ming, Einaudi, 2002, Torino

Un giorno lo capirà anche Djilas: la Lega dei comunisti jugoslavi governa questa repubblica col consenso dei popoli che l’hanno fondata, un mosaico di razze, culti, tradizioni. Al vertice c’è bisogno di rituali e di ruoli certi. Senza rituali e simboli comuni, senza un garante della coesione della comunità, saremmo finiti. Ogni dettaglio della mia figura pubblica è un simbolo, deve trasmettere il messaggio: "Io sono tutto e voi siete tutto insieme a me!" Il taglio perfetto della mia uniforme dà concretezza all’orgoglio dei lavoratori.

p.305

Babbo comunista

Io non sono stato un buon padre per voi. Un buon padre rimaneva coi suoi figli, anche se andava in galera. Tornava in Italia e faceva il processo. Ma cosa devo dire, Robespierre? Ho fatto quello che pensavo era giusto fare. Aiutare questo popolo a costruire il socialismo. E’ per questo che ho combattuto. E adesso penso che forse non valeva la pena. Adesso tutto crolla. Sono come esulato. Milena no c’è più e io resto solo come un cane, senza figli, senza compagna, senza paese e senza socialismo. E sai cosa dispiace di più? – Era una domanda sincera stupita. – Che non ce la faccio a pentirmi. Non riesco a pensare che era sbagliato. Era giusto provare e se vuoi che sono sincero dino in fondo, dico che non è sbagliato nemmeno adesso che Tito è come Stalin.

p.325

domenica 1 agosto 2010

L'uomo che cammina

l'uomo che cammina è un uomo spensierato.
Gli piace camminare con tranquillità.
Non si preoccupa del tempo che passa.
Possiede un corpo e uno spirito lievi.
Perciò riesce a notare diverse cose.
Persino in un paesaggio quotidiano che nulla ha di particolare trova motivo d'interesse e ne gode.
Ogni tanto si ferma, si incanta, accarezza gli alberi, ci si arrampica, raccoglie dei ciottoli...
Già, l'uomo che cammina è proprio un tipo strano.

Eppure sicuramente quest'uomo ci porterà alla mente dolci ricordi persi in qualche luogo lontano.
Allora, arrestiamo un attimo le nostre corse affannose, e proviamo a camminare anche solo per un poco.

Però lentamente.




Jiro Taniguchi

martedì 27 luglio 2010

Afganistan.

Wikileaks svela la 'vera' guerra in Afganistan
Casa Bianca: "Minacciata sicurezza nazionale"
Il portale Internet ha rivelato alcune informazioni riservate relative al conflitto. Il consigliere Usa per la sicurezza: "Possono mettere a rischio la vita degli americani e dei nostri alleati". Il Pakistan respinge le accuse. Karzai: "Nulla di nuovo"

WASHINGTON - È la più grande fuga di notizie della storia militare americana: notizie che parlano di civili morti e di cui non si è saputo nulla, di un'unità segreta incaricata di 'uccidere o fermare' qualsiasi talebano anche senza processo, delle basi di partenza in Nevada dei droni Reaper (aerei senza piloti), della collaborazione tra i servizi segreti pakistani (Isi) e i talebani. Questo e molto di più, sugli archivi segreti della guerra in Afghanistan, è svelato da Wikileaks - il portale Internet creato per pubblicare documenti riservati - al New York Times, al Guardian e al Der Spiegel.E subito la Casa Bianca ha espresso una 'dura condanna' per la diffusione di informazioni che possono minacciare la sicurezza del Paese e degli alleati. I tre organi di stampa che hanno accettato di pubblicare le informazioni lo hanno fatto, hanno spiegato, perché i dati sarebbero stati diffusi su Internet: "La maggior parte delle relazioni è rappresentata da documenti di routine banali, ma molti hanno un impatto rilevante su una guerra che dura quasi da nove anni", ha detto il New York Times, mentre il britannico Guardian afferma che i documenti, che rivelano il numero crescente di civili uccisi dalle forze della coalizione e dai talebani, "danno un'immagine devastante della guerra e del suo stato di fallimento in Afghanistan".

Sei anni di guerra. Il periodo considerato va dal gennaio 2004 al dicembre 2009, sia sotto l'amministrazione Bush che quella Obama per un totale di 92 mila rapporti del Pentagono; una quantità enorme di documenti da cui emerge un'immagine devastante di quello che è realmente successo in Afghanistan: le truppe che hanno ucciso centinaia di civili in scontri che non sono mai emersi, gli attacchi dei talebani che hanno rafforzato la Nato e stanno alimentando la guerriglia nei vicini Pakistan e Iran. E la conclusione è amara: "Dopo aver speso 300 miliardi di dollari in Afghanistan, gli studenti coranici sono più forti ora di quanto non lo fossero nel 2001".

La reazione della Casa Bianca. Non si è fatta attendere la dura condanna da parte della Casa Bianca, alla fuga di notizie: "Possono mettere a rischio - ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale di Barack Obama, il generale James Jones- la vita degli americani e dei nostri alleati, e minacciare la nostra sicurezza nazionale". Anche l'ambasciatore del Pakistan negli Stati Uniti, Husain Haqqani, ha manifestato il suo disappunto, definendo "irresponsabile" la pubblicazione del materiale riservato. La Casa Bianca ha anche dichiarato che la diffusione da parte di Wikileaks dei 92mila documenti è una violazione delle leggi federali e rischia di danneggiare le forze armate statunitensi. Il portavoce Robert Gibbs ha spiegato che il presidente Barack Obama è stato avvertito la scorsa settimana dell'imminente pubblicazione dei documenti, dopo che funzionari del governo erano entrati in contratto con alcuni membri di Wikileaks. Il fondatore del portale, Julian Assange, ha fatto sapere che la sua organizzazione è in possesso di ulteriore materiale riservato (migliaia di documenti) sulla guerra americana in Afghanistan. Alla condanna della Casa Bianca si sono uniti Gran bretagna e Pakistan e lo stesso ha fatto il presidente afghano Hamid Karzai, aggiungendo tuttavia che gran parte delle informazioni contenute nei documenti non sono nuove.

Pakistan, amico-nemico. Dai documenti emerge, tra l'altro, che "il Pakistan, ostentatamente alleato degli Stati Uniti, ha permesso a funzionari dei suoi servizi segreti di incontrare direttamente i capi talebani in riunioni segrete per organizzare reti di gruppi militanti per combattere contro i soldati americani, e perfino per mettere a punto complotti per eliminare leader afghani". Ma c'è di più: nei documenti si legge che "l'intelligence pakistana (Directorate for Inter-Services-Intelligence) lavorava al fianco di al Qaeda per progettare attacchi" e "faceva il doppio gioco". Lontano dai riflettori mediatici, scrive il New York Times, sia l'amministrazione guidata da George W. Bush, sia quella dell'attuale presidente Usa Barak Obama hanno accusato i servizi di intelligence pakistani di complicità negli attacchi in Afghanistan. Funzionari dell'esercito americano hanno anche redatto una lista dei militari e degli agenti segreti pakistani che, a loro avviso, collaboravano con i Talebani. Uno scenario, quindi, completamente in contrasto con l'immagine dell'alleato pakistano presentato al pubblico americano.

E Washington, stando a quanto emerge, sembra voler ignorare il doppio gioco di Islambad. Secondo i documenti citati, anche l'amministrazione Obama, malgrado le roboanti minacce di "intervento diretto" dell'allora candidato democratico alla presidenza, non ha cambiato nulla. Questo mese il segretario di Stato, Hillary Clinton ha annunciato "altri 500 milioni di dollari" in aiuti a Islamabad, definendo Usa e Pakistan "partner uniti da una causa comune".

Accuse respinte al mittente. Informazioni "senza alcuna sostanza". Il Pakistan respinge le accuse contenute nel rapporto d'intellilgence Usa. Hussain Haqqani, ambasciatore pachistano a Washington, citato dall'agenzia di Stato pachistana App ha dichiarato che il rapporto è contrario "alla realtà attuale sul terreno" e riflette "nient'altro che i commenti e le voci diffuse da una sola fonte". Secondo il diplomatico di Islamabad, inoltre, "è irresponsabile far trapelare un rapporto dal terreno ancora non elaborato". Smentendo il rapporto, ha detto l'ambasciatore, le forze armate e i servizi pachistani stanno seguendo una strategia chiara per combattere ed isolare i terroristi che stanno ormai colpendo anche civili e ufficiali pachistani. "Gli Stati Uniti, l'Afghanistan e il Pakistan - ha dichiarato - sono partner strategici e stanno lavorando insieme per sconfiggere al-Qaeda e i suo alleati talebani, militarmente e politicamente".

Karzai: "Niente di nuovo nei documenti". Non c'è nulla di particolarmente nuovo, secondo il presidente dell'Afghanistan Hamid Karzai, nei documenti resi disponibili da Wikileaks. Il pensiero di Karzai è stato riportato oggi a Kabul dal suo portavoce, Wahid Omar che, nel corso di una conferenza stampa, ha anche commentato le notizie riguardanti la possibilità che la Coalizione internazionale abbia causato la morte accidentale di una quarantina di civili 1 nella provincia meridionale di Helmand. "Molto di quanto è emerso - ha aggiunto Omar - riguarda le vittime civili e lo sforzo per nasconderle, e il ruolo di certi servizi segreti in Afghanistan. La prima reazione di Karzai - ha proseguito - è stata: 'Guarda che questo non è affatto una cosa nuova'". E poi ha aggiunto: "Ovviamente i documenti contribuiranno a far prendere coscienza all'opinione pubblica internazionale sui due aspetti citati, ma per il resto in tutta questa faccenda non c'è nulla di sorprendente".

Il fondatore di Wikileaks: "Crimini di guerra". ''È compito del buon giornalismo parlare degli abusi di potere, e quando gli abusi di potere sono messi in luce c'è sempre una reazione contraria''. Julian Assange, fondatore del portale Wikileaks, ha dichiarato che le reazioni, le accuse e le polemiche scaturite dopo la diffusione dei file segreti sulla guerra in Afghanistan mostrano come il sito di informazioni stia svolgendo in maniera adeguata la sua missione giornalistica.

Nei documenti, ha aggiunto, "potrebbero esserci prove di crimini di guerra. Starà a un tribunale decidere se qualcosa è un crimine", ha dichiarato. "Detto questo, nel materiale sembrano esserci prove di crimini di guerra".

Wikileaks ha acquisito fama internazionale nel 2009 quando pubblicò i documenti interni della multinazionale Trafigura coinvolta in uo scandalo di rifiuti tossici in Costa d'Avorio. Prima del dossier afgano, lo scoop più sconcertante di Wikileaks è stato un video diffuso ad aprile di quest'anno che mostra un elicottero americano Apache mentre effettua un raid a Baghdad nel 2007. Una decina di civili furono uccisi in quell'attacco, che costò la vita anche a due reporter della Reuters.

La Germania vuole fare luce. "Occorre verificare se effettivamente ci sono nuove notizie nei documenti" ha dichiarato il ministro degli esteri tedesco, Guido Westerwelle, commentando i dati di Wikileaks a margine di una riunione a Bruxelles con gli omologhi europei. Da parte sua, il capo della diplomazia britannica, William Hague si è auspicato che la fuga di notizie sulla situazione in Afghanistan "non avveleni l'atmosfera" sul terreno. "Non ho letto nel dettaglio i documenti, ma non dovrebbero condizionare lo sforzo della comunità internazionale", ha affermato Hague.

tratto da: http://www.repubblica.it/esteri/2010/07/26/news/wikileaks_svela_la_vera_guerra_in_afganistan_la_casa_bianca_fuga_di_notizie_una_minaccia-5830553/?ref=HRER2-1

domenica 25 luglio 2010

Murakami e i pozzi

Ho appena iniziato a leggere Norvegian wood - Tokyo blues di Murakami Haruki. Dopo poche pagine si parla già di un pozzo come si parla di pozzi ne L'uccello che girava la viti del mondo.
Leggere quel libro a Tokyo è stata un'esperienza molto intensa perché molti dei luoghi descritti li trovavo spesso nelle nostre peregrinazioni quotidiane a Tokyo con Allegra. Inoltre il caso vuole che in quel periodo da Yoshimura Yosutaka stavo seguendo il concorso per il monumento alle vittime giapponesi nei campi di lavoro in unione sovietica e nel libro si parla anche di questo.
I ricordi di L'uccello che girava la viti del mondo stanno riaffiorando e mi accingo a leggere un altro libro di Murakami; questa volta a distanza dai luoghi descritti, però è interessante scoprire che questo libro è stato scritto in larga parte in Italia. Chissà che esperienza sarà.

giovedì 22 luglio 2010

Los Angeles. L'architettura di 4 ecologie

Los Angeles. L'architettura di 4 ecologie
Reyner Banham
Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 2009

Subito dopo aver letto tangenziali inizio la lettura di questo testo del 1971. Reyner Banham ha girato per Los Angeles in lungo e in largo in macchina per scrivere questo testo.
Dall'andare a piedi all'andare in macchina.

"Così come antiche generazioni di intellettuali inglesi impararono l'italiano per poter leggere Dante in originale, io ho imparato a guidare l'automobile per leggere Los Angeles." p. 5

"Cardine della lettura dello storico inglese è il concetto di ECOLOGIA da intendersi non tanto come semplice protezione dell'ambiente piuttosto come prodotto dell'interazione di geografia, clima, economia, demografia, tecnica e cultura". quarta di copertina

tangenziali

Tangenziali. Due viandanti ai bordi della città.
Gianni Biondillo & Michele Monina
Guanda editore, Parma, 2010

Un'architetto scrittore e uno scrittore seguono il tracciato delle tangenziali attorno a Milano a piedi e riportano con racconti paralleli la loro esperienza divisa in 190 tappe che copre una distanza di circa 80 km.
Il libro ruota molto attorno al termine psicogeografia, coniato da Debord, dentro il quale fanno rientrarele esperienze dei situazionisti, dei flaneur, di diversi autori inglesi - primo fra tutti Iain Sinclair autore di London Orbital (si è fatto a piedi tutta la M25)- passsando anche per Ballard, al quale il libro è dedicato.

Madre Londra
di Michael Moorock
Londra l'autobiografia di Peter Ackroyd
Serpenti e scale di Alan Moore (libro a fumetti

Il testo racconta la Milano della cintura periferica con i due registri diversi degli scrittori. Interessanti le loro divagazioni o derive (più quelle di Biondillo personalmente) che aprono a quarci storici o notizie su personaggio. Comunque un dea della periferia di Milano ce la si fa e Biondillo ne sa di architettura e di urbanistica e lo spiega ad un livello abbastanza comnprensibile dal lettore medio.
Un difetto che io rilevo è la scarsità di immagini che aiuterebbero molto il lettore a capire meglio ciò che i due scrivono ma si tratta sicura,mente di un limite imposta da questa casa editrice.

Io ho trovato molte cose interessanti che vorrei appuntarmi:

La leggenda del giallo Maria Teresa d'Austria.
"Questa del giallo è una storia a sé. Me la raccontò una volta Marco Romano, di ritorno dall'Accademia di Mendrisio. In realtà dovremmo chiamarlo giallo Casale, mi diceva, dato che ha origine nell'Ottocento, e l'imperatrice austriaca non c'entra nulla. A Casale, a metà strada tra Torino e Milano, si produceva una calce a buon mercato che, data la posizione geografica strategica, poteva essere facilmente venduta nei due capoluoghi (non a caso è un colore che si trova anche a Torino. Nel giro di un nonnulla, in piena renovatio urbis, le facciate meneghine si ingiallirono rallegrando, d'amblée, la città nebbiosa." p.52

Il parco di San Maurizi, in zona Sesto san Giovanni sorge su una collina che era la discarica delle acciaierie Falck.

Verso il nuovo quartiere Rubattino c'è un opera del paesaggista Andreas Kipar sotto la tangenziale.

Via Pitteri vecchia sede dell'istituto dei MARTINITT. Gli orfanelli di Milano. Un istituto storico. Insieme a palazzo delle stelline (le orfanelle)

Carlo Emilio Gadda ne L'adalgisa e La Cognizione del dolore
"...Di ville! Di villule! di villoni ripieni, di villette isolate, di ville doppie, di case villerecce, di ville rustiche, di rustici delle ville, gli architetti pastrufaziani avevano ingioiellato, poco a poco un po' tutti, i vaghissimi e placidi colli delle penici preandine, che , manco a dirlo, digradano dolcemente: alle miti bacinelle dei loro laghi" p 102

L' antirinascimento di Eugenio Battisti

San Donato Metanopoli quartiere ENI ed Enrico Mattei

Istituto Marchiondi Spogliardi 1953 di Vittoriano Viganò si trova a Baggio. Una sorta di riformatorio riformista. (strano gioco di parole)
"Il riformatorio senza muri dove i bambini non scappano" scrisse Bruno Zevi che fu strenuo difensore di quell'opera.

Case popolari di viale Campania di Giò Ponti (quali sono?)

Quartiere di case popolari di INA casa di via Valtrompia (Quarto Oggiaro) che Biondillo dice non essere male sono quelle che abbiamo intercettato quando abbiamo fatto la sezione a Milano e anche a me non sembravano male.

l'edificio di Aldo Rossi in via Maria Drago (madre di G. Mazzini) che abbiamo fotografato quando abbiamo fatto la sezione a Milano ha preso il posto di alcune "case minime" costruite durante il fascismo che Biondillo considera interessanti.

Milanino è un quartiere residenziale a nord di Milano, vicino a Cusano, dove Biondillo e il suo socio hanno costruito una casa ed è un quartiere secondo lui abbastanza interessante

Curiosità:

a Chiravalle si può chiedere ospitalità ai monaci cistercensi (San Bernardo) e fare ritiro.

Giuseppe Di Vittorio uno dei primi e più importanti sindacalisti italiani

Testi

Ivan della Mea (cercare)
Folco Orselli Senza neanche una lira
Giuseppe Genna
Scerbarenco I milanesi ammazzano il sabato

Film:

Fame chimica di Paolo Vari

giovedì 15 luglio 2010

good news

Centrale solare a Priolo, Sicilia.
Carlo Rubbia ci ha lavorato.

http://www.repubblica.it/ambiente/2010/07/14/news/centrale_priolo-5591763/?ref=HREC2-4

sabato 26 giugno 2010

the fountainhead. La fonte meravigliosa

Celebre romanzo di Ayn Rand. Seguì il film con Gary Cooper con la regia di King Vidor.

La storia di Wright?
Il protagonista Howard Roark potrebbe essere lui. Poi si potrebbe riconoscere Cameron in Sullivan. Roark va a lavorare da un Cameron a fine carriere che è sconosciuto e dimanticato.

Keating un compagno di università di Roark lavora da Francon e non capisco che personaggio potrebbero essere.

Un dialogo tratto da un colloquio tra Roark e il preside dell'Università di Stanton che sta per decidere se espellerlo, cosa che avverrà di lì a poco.

"Sono io che non capisco. Per quale ragione al mondo devo ammettere ad esempio, che quella è architettura modello?" egli indicò la fotografia del Partenone appesa sopra al camino.
"quello" disse il preside "è il Partenone"
"Lo so."
"Ebbene non ho il tempo di rispondere a domande sciocche"
"Benissimo, allora." Roark si alzò, prese dal tavolo un regolo che era sulla tavola e andò vicino alla fotografia.
"Le debbo dire cosa non va?" chiese.
"E' il Partenone" ripeté il preside.
"S', che Dio lo maledica, è il Partenone." Il regolo batté contro la fotografia. "Guardi" proseguì Roark "quelle famose modanature sulle ancor più famose colonne, che cosa ci stanno a fare? Di solito servono a nascondere le giunture in legno, ma quelle non sono di legno, sono di marmo. E i triglifi, che cosa sono? Legno. Raggi di legno, che era logico adoperare quando la gente cominciò a costruire le prime abitazioni, che non erano che capanne di tronchi d'albero. I greci adoperarono il marmo, ma lo usarono come se fosse legno, con gli stessi criteri. Poi vennero i vostri famosi maestri del rinascimento che fecero copie in gesso delle copie di marmo che avevano copiato il legno. E ora noi aggiungiamo alla lista le copie in acciaio e in cemento di tutto quanto si è fatto fino a noi. Perché?"

p.18 La fonte meravigliosa, Corbaccio editore III edizione 2009


Alla prossima gli sviluppi della storia.

venerdì 18 giugno 2010

La città a fumetti. Intervista a Francis Rambert

Architettura, città contemporanea e fumetti sono i tre argomenti dichiarati fin dal titolo della mostra che ha curato con Jean-Marc Thevenet. Scendendo più nel dettaglio, mi può spiegare di cosa si parla?
La mostra "Archi e BD la ville dessinée" (alla Cité de l'Architecture fino a fine novembre, ndr) racconta la storia della città interpetata dagli autori di fumetti. Il vero soggetto della mostra è insomma la città, molto più dell'architettura. È una mostra con un percorso cronologico; comincia ai primi del Novecento con Winsor McCay, l'inventore di Little Nemo, un personaggio mitico che "vola" tra gli edifici di Chicago. All'ingresso, un affresco, che abbiamo commissionato all'artista francese François Olislaeger, è una libera interpretazione di un secolo di architettura e fumetti, mette insieme i personaggi dei fumetti più emblematici e alcuni edifici-icona del XX secolo. Come l'arco di Rem Koolhaas a Shanghai appoggiato sull'edificio di Ricciotti a Aix en Provence, la Caixa Forum di Herzog & deMeuron a Madrid e l'uomo ragno che si getta dal trampolino di Zaha Hadid a Innsbruck. È uno scambio reciproco tra due discipline che non hanno nulla in comune, nel corso di un secolo.

Con quali obiettivi avete allestito una mostra come questa?
Il nostro scopo (e dovere) è quello di attirare il grande pubblico. Spingere tutti – e non solo gli architetti, i designer o le persone di cultura – a guardare e capire l'architettura in un altro modo, a sollevare lo sguardo quando si trovano per le vie, a fermarsi davanti a un edificio. La Cité ogni anno ha circa 500.000 visitatori: in questo grande luogo dedicato all'architettura scoprono un mondo straordinario. Se facciamo venire alle persone voglia diguardare l'architettura, allora abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Pensiamo che la visione utopica, che sia sotto il mare o sulla terra con la Walking City, è importante per mostrare che gli architetti hanno questo grande potere di immaginare la città del futuro.

Rispetto ai disegnatori di fumetti gli architetti sono molti meno. Perché?
Ci sono 350 tavole di fumetti e solo un centinaio di disegni d'architettura per 150 autori. Gli architetti, infatti, non hanno l'obiettivo di divertire le persone, il loro mestiere è quello di costruire e immaginare. Quello che vogliamo mostrare è l'importanza del loro potere di immaginare la città e di disegnarla, la loro capacità di interrogare la società contemporanea. Ed è proprio su queste visioni che gli autori di fumetti e gli architetti si incontrano. Come curatore della sezione di architettura, mi sono divertito a infiltrare l'architettura tra le tavole di fumetti. Così, dopo Winsor McCay, troviamo le visioni urbane di Antonio Sant'Elia; e poi Friedrichstrasse, il mitico progetto di Mies van der Rohe, che mostra fino a che punto questo edificio sia radicato nell'immaginario. Marc-Antoine Mathieu, un giovane autore francese, ha fatto un omaggio a McCay trasformando un grattacielo in letto. Nella serie di Madelon Vriesendorp per Delirious New York c'è un celeberrimo adulterio tra grattacieli. È la dimostrazione che anche gli architetti scrivono sceneggiature sulla città.

Forse gli architetti non conoscono il fumetto abbastanza da usarlo?
Gli architetti hanno in effetti più che altro una grande cultura cinematografica e letteraria. Questi sono i loro punti di riferimento. Pensiamo a quanto registi come Wim Wenders, Michelangelo Antonioni, Jean-Luc Godard e Ridley Scott possono avere influenzato architetti come Jean Nouvel, Christian Portzamparc o Bernard Tschumi.

Visto che i nuovi autori di fumetti si nutrono sempre più dell'architettura contemporanea, il fumetto potrebbe diventare per gli architetti quello che il cinema è stato in passato?
Quello che è certo è che oggi c'è una trasversalità molto più forte rispetto a prima. Ma rimangono gli autori di fumetti a nutrirsi dell'architettura e della città contemporanea (anche se vivono fuori dalle città più grandi) più che viceversa. Dalle riviste di architettura prendono le ambientazioni per le loro storie. Ci sono però anche esempi di fumetti che hanno influenzato l'architettura. Prendiamo Jacques Rougerie, attivo soprattutto negli anni Settanta affascinato da Jacques Cousteau e l'esplorazionesottomarina. Ha creato un album di disegni come se fossero fumetti, strutture sottomarine abitabili raccontando fino a che punto questo futuro è possibile. Tra le utopie gli Archigram sono i campioni del mondo, ma in mostra troviamo anche un sorprendente disegno dello studio di Ettore Sottsass The planet as festival. Design for a roof to discuss under perspective del 1973.

Ci sono architetti che hanno scelto di usare il fumetto come mezzo per presentare i loro progetti? Perché?
Si, ce ne sono alcuni. Rem Koolhaas, per esempio, a Euralille negli anni 80, usa il codice del fumetto per fare passare la sua idea di ipermodernità. Per fare in modo che le persone (e gli amministratori pubblici) capiscano e si approprino di un progetto molto concettuale, la città in rete, non usa planimetrie, prospettive e prospetti, ma adotta il linguaggio del fumetto. Con "Yes is more", Bjarke Ingels decostruisce il mito del supereroe e integra i codici del fumetto nelle sue tavole. È lui stesso a spiegare i suoi progetti, come una sorta di conferenza, un Power Point a fumetti molto ludico, che però al tempo stesso racconta una storia, una sceneggiatura. Anche Herzog & deMeuron hanno fatto un album molto interessante. Hanno preso Jean Seberg e Jean Paul Belmondo da un film di Godard e li hanno usati per raccontare il loro progetto urbano di Basilea, Metrobasel. Il loro obiettivo è, ancora una volta, quello di farsi capire bene da un grande pubblico. In occasione della sua mostra al Louisiana Museum, Jean Nouvel ha invece chiesto ad alcuni giovani del fumetto di intervenire per raccontare i suoi progetti. I giapponesi Bow Wow sembrano invece mescolare il disegno al fumetto, aggiungendo personaggi e illustrazione in una sezione tecnica con tanto di quote.

Quali sono i momenti salienti di scambio e di incontro tra architettura e fumetto?
Nella storia delle due discipline Archigram ha un ruolo importante perché negli anni Sessanta ha decostruito il supereroe, creando l'album "Amazing Archigram", che attinge alla pop art e usa tutti i codici del fumetto. Il secondo momento di scambio molto importante è il 1958, anno della Grande Esposizione di Bruxelles. È in questo momento che ci si rende conto che gli autori di fumetti hanno scoperto la modernità. È l'epoca dell'architettura eroica – i padiglioni dell'esposizione universale e l'Atomium lo provano – sono gli anni dello sviluppo dell'Europa. In questo periodo l'architettura influenza molto gli autori di fumetti.

Perché gli autori di fumetti si interessano alla città contemporanea?
Forse perché il 60% della popolazione mondiale vive nelle città. Comunque è molto raro trovare dei fumetti ambientati in campagna. A volte, è il paesaggio costruito a creare lo sfondo del fumetto più dei personaggi. François Schuiten, per esempio, è uno dei più grandi autori del fumetto belga che si interessa moltissimo all'architettura (di formazione è architetto). Avremmo potuto fare una mostra su questo argomento soltanto con il suo lavoro. Tra gli autori di fumetti più intellettuali c'è Chris Ware. Ware si interessa molto all'architettura (ha avuto l'opportunità di incontrare Mies van der Rohe) e ha fatto un film, The Lost Building, su un edificio di Sullivan che rischiava di essere demolito.

New York, Parigi e Tokyo sono le tre metropoli icona dei fumetti: tre città così diverse sono rappresentate con modalità altrettanto diverse?
New York, con Chicago, è la città dei fumetti, gli autori la usano come sfondo per le avvenute dei loro supereroi. Un lavoro straordinario è quello di David Mazzucchelli sulla Città di vetro di Paul Auster, nel quale il protagonista cammina sulla trama urbana di Manhattan. Non si tratta dell'architettura come disciplina, ma piuttosto, ancora una volta, della città: come è vissuta, abitata e immaginata. Una parte delle tavole di New York è dedicata all'11 settembre. E qui vediamo come gli autori di fumetti si siano appropriati dell'argomento. Accanto, abbiamo messo un disegno di Jakob e McFarlane, una proposta per Ground Zero: delle alghe giganti. Parigi, invece, si identifica con un grande autore come Jacques Tardi, che però non è per niente interessato alla modernità. Ci si potrebbe chiedere se il suo sia un atteggiamento critico nei confronti dell'architettura moderna: tutti i suoi personaggi si muovono nella città di Haussmann. Accanto a lui troviamo Louis Bonnier, architetto del XIX secolo, che ha disegnato un boulevard a doppia circolazione, un lavoro d'autore precursore. Yona Friedman ha fatto tutta un'intera serie su Parigi; è la visione utopica di una Parigi spaziale. Passando a Tokyo, invece, la cosa interessante da notare è che gli autori di fumetti non si interessano all'architettura. Non vanno a cercare gli edifici per esempio di Sejima, Ando o Tange. Al contrario, raccontano un sentimento urbano. Un po' come nel film di Sofia Coppola Lost in Translation: siamo a Tokyo, ma la città non si vede mai.

Quali sono stati criteri di scelta? Non si può certo includere tutti, ma parlando di New York e delle Twin Towers stupisce non trovare il Pulitzer Art Spiegelmann…
Spiegelmann è l'unico tra quelli che abbiamo invitato che non ha voluto partecipare. Ha detto di non avere il tempo. È una mostra collettiva che propone le più grandi star del fumetto accanto di giovani ancora poco conosciuti. E questo aspetto di scoperta per noi è molto importante.

Quello del fumetto è anche un mondo in cui non è facile entrare se non vi si è abituati fin da piccoli.
È vero, e in più non tutti i giovani oggi leggono conoscono i fumetti. La mia cultura è legata a Tin Tin, un reporter e un grande viaggiatore. Le sue avventure fantastiche in tutto il mondo hanno formato il mio immaginario. Sarà interessante vedere come reagiranno i giovani di oggi, cresciuti a televisione e internet.

Qual è la tavola che preferisce?
Il lavoro (piuttosto intellettuale) di Francesc Ruiz, catalano di Barcellona, che ha preso la planimetria del Barrio gotico e il Plan Cerdà a Barcellona e su queste forme ha disegnato una storia, rifiutando l'ortogonalità della tavola per adattarsi alla planimetria urbana. È un lavoro che riassume la mostra in modo straordinario. La trama urbana è un palinsesto, diventare il quadro di un'altra storia. Quello che è importante non è tanto se gli architetti vogliono usare i fumetti, ma piuttosto le corrispondenze tra le due arti. Si dice sempre che il fumetto è la nona arte. Paul Valery diceva che l'architettura era la chiave di volta delle arti. Quello che ci interessa è vedere come autori che non fanno la stesso mestiere e non hanno la stessa responsabilità, si ritrovano insieme su questa piattaforma.

articolo originale: http://www.domusweb.it/architecture/article.cfm?id=255328

martedì 1 giugno 2010

stragi del '93

A partire da alcuni dichiarazioni di Pietro grasso, procuratore antimafia, che si basano su alcune testimonianze di massimo Ciancimino, figlio di Vito Ciancimino ex sindaco colluso con la mafia a Palerno, si sta dimostrando che quella strategia del terrore aveva un disegno volto a favorire una nuova forza politica. Alle parole di grasso seguono un appello di Walter Weltroni perchè si faccia chiarezza e infine un'importante testimonianza di C.A. Ciampi che all'epoca era presidente del consiglio e addirittura afferma che ebbe paura si fosse vicini ad un colpo di stato.

I link agli articoli su Repubblica.

Grasso
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/05/27/news/stragi_93-4363758/

veltroni
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/05/28/news/dubbi_tremendi_su_quelle_morti_fforse_un_pezzo_dello_stato_trad-4395225/

Ciampi
http://www.repubblica.it/politica/2010/05/29/news/notte-golpe-4418306/

lunedì 31 maggio 2010

il territorio dell'architettura II

"Quest'idea di paesaggio come insieme ambientale totale che abbiamo cercato in questo scritto di offrire all'architettura deve muovere, invece che verso la conservazione o ricostruzione dei valori naturali separati, verso il riconoscimento della materialità dell'intero ambiente antropogeografico come operazionabile e continuamente intenzionabile, e fare riferimento alla fruibilità totale come ad un valore indispensabile, riconoscibile come struttura dell'ambiente al di là dello stesso modello di cultura." p.93

venerdì 28 maggio 2010

il territorio dell'architettura I

"Esiste tuttavia ua materia generalissima per così dire primaria che tutte le comprende, che è in qualche modo la materia essenzialedell'architettura, ciò di cui l'architettura si occupa. [...] Lo abbiamo già prima preannunciato: questa materia si può definire come la forma fisica dell'ambiente in funzione dell'abitare umano. Essa è in qualche modo ciò che per la letteratura è il corpo della lingua: insieme strumento e utensile e, come tale, codice e materia prima da trasformare e reinventare per farla vivere."

p.44 Il territorio dell'architettura, Vittorio Gregotti, Universale economica Feltrinelli, seconda edizione settembre 2008, prima edizione nella collana "materiale" 1966, Milano

"Perciò il mio problema, quando progetto, è di fare architettura, non di rimandare a un altro oggetto, non per simboleggiare o significare una certa cosa, ma per fare una cosa, per costruire un luogo

martedì 25 maggio 2010

Pierre Levì - cyberspazio

"Secondo questo approccio, il maggior progetto architettonico del XXI secolo consisterà nell'immaginare, costruire, sistemare l'ambito interattivo e mutevole del cyberspazio. Forse allora sarà possibile lasciarsi alle spalle la società dello spettacolo per inaugurare un'era post-mediatica, nella quale le tecniche di comunicazione serviranno a filtrare i flussi di conoscenze, a navigare nel sapere e a pensare insieme piuttosto che a trasportare masse di informazioni"

P. Levì, l'intelligenza collettiva

Leonardo Benevolo. Le origini dell'urbanistica moderna

Reazione ai problemi della nuova città industriale (inizio '800 Francia e Inghilterra)

UTOPISTI: Owen, Saint Simon, Fourier (falansterio), Godin.

TECNICI: nuovi regolamenti igenici, nuovi impianti, nuovi strumenti giuridici (l'idea di esproprio nasce in quegli anni). --> moderna legislazione urbanistica

Dopo il '48 vi fu una perdita della connessione tra istanze politiche e urbanistiche:
(paternalismo dei conservatori)
("distrazione" di Marx ed Engels)

"Questa è la tesi centrale del libro, che contiene anche un'indicazione per il dibattito odierno. Le istanze rinnovatrici della cultura urbanistica moderna possono infatti tradursi in realtà solo ritrovando i contatti con le forze politiche che tendono a un'analoga trasformazione generale della società."

Roberto Saviano su Scampia

"D'altronde Scampia possiede nel nome il suo spazio. Scampia, parola di un dialetto napoletano scomparso, definiva la terra aperta, zona di erbacce, su cui poi a metà degli anni'60 hanno tirato sù il quartiere e le famose Vele. Il simbolo marcio del delirio architettonico o forse più semplicemente un'utopia di cemento che nulla ha potuto opporre alla costruzione della macchina del narcotraffico che si è innervata nel tessuto sociale di questa parte di terra."

da Gomorra, p. 75

G.I.D. gender identity disorder

Si tratta di un Manga di Yoko Shoji del 2006 che narra le vicende di Akiko, una ragazza che vuole essere uomo. Un tema molto attuale nel Giappone di oggi in una società non molto aperta e tollerante ma in rapidissimo cambiamento.

Edizione italiana di Kappa edizioni, tradotto dal giapponese da Rebecca Suter

www.kappaedizioni.it

lunedì 24 maggio 2010

Enea Piccolomini su Bernardo Rossellino

"Erano state riferite al pontefice molte accuse contro l'architetto: che si era comportato disonestamente e aveva commesso errori di costruzione, e si era assunto il lavoro con un preventivo di 18.000 ducati e ne aveva spesi cinquantamila, perciò [...] avrebbe dovuto essere condannato a risarcire le spese. Era fiorentino questo architetto Bernardo, odioso quindi ai senesi a motivo della sua stessa patria; e tutti in sua assenza gli davano addosso. Pio, dopo che ebbe esaminato i lavori e contemplata tutta quella chiara bellezza, lo convocò e gli disse: hai fatto bene a mentirci sulla spesa futura dell'opera; se ci avessi detto il vero non ci avresti mai persuaso a metter fuori una si gran somma, e questo nobile Palazzo e la Cattedrale stupenda fra quante sono in Italia, non esisterebbero. Per merito del tuo inganno sono sorti in breve tempo questi meravigliosi edifici, che tutti lodano, tranne pochi, rosi dall'invidia e dal livore."

Promana una fragranza di attualità dalle parole con cui Pio II Piccolomini (1458-64) nei Commentari loda Bernardo Rossellino per le architetture della splendida Pienza.

Il tempio di legno - Giappone - collezione di sabbia IV

In Giappone ciò che è prodotto dall'arte non nasconde né corregge l'aspetto naturale degli elementi di cui è formato. Ecco una costante dello spirito nipponico che i giardini aiutano a comprendere. Negli edifici e negli oggetti tradizionali sono sempre riconoscibili i materiali di cui sono fatti, così come nella cucina.

p.183

Qui siamo nell'universo del legno: l'antico è ciò che perpetua il suo disegno attraverso il continuo distruggersi e rinnovarsi degli elementi perituri.

p.184

Il rovescio del sublime-collezione di sabbia III

"A lei piace tutto questo?" (uno studente chiede a Calvino a prposito del giardino del palazzo imperiale di Kyoto, ndr)
"Io non posso fare a meno di pensare che questa perfezione e armonia è costata tanta miseria a milioni di persone, per secoli."

"ma il costo della cultura non è sempre questo?" obietto. Crearsi uno spazio e un tempo per riflettere e immaginare e studiare presuppone un'accumulazione di ricchezza, e dietro a ogni accumulazione di ricchezza ci sono vite oscure sottoposte a fatiche e sacrifici e a oppressioni senza speranza. Ogni progetto o immagine che permetta di tendere a un altro modo d'essere fuori dell'ingiustizia che ci circonda porta il marchio dell'ingiustizia senza la quale non sarebbe stato concepito.
"Sta a noi vedere questo giardino come lo spazio d'un altra storia, nato dal desiderio che la storia risponda ad altre regole - dico, ricordandomi d'aver letto di recente un'introduzione di Andrea Zanotto in cui quest'idea è applicata al Canzoniere di Petrarca -, come la proposta d'uno spazio e d'un tempo diversi, la dimostrazione che il dominio totale del frastuono e del furore può essere messo in crisi..."

p.180

p.180

La città scritta:epigrafi e graffiti-collezione di sabbia II

Quando pensiamo a una città romana dei tempi dell'Impero immaginiamo colonnati di templi, archi di trionfo, terme circhi teatri, monumenti equestri, busti ed erme, bassorilievi. Non ci viene in mente che in questa muta scenografia di pietra manca l'elemento che era il più caratterizzante, anche visivamente, della cultura latina: la scrittura. La città romana era innanzitutto una città scritta, ricoperta da uno strato di scrittura che s'estendeva sui frontoni, sulle lapidi, sulle insegne. [...]
Invece nella città medioevale la scrittura era scomparsa: sia perché l'alfabeto aveva cessato d'essere un mezzo di comunicazione alla portata comune, sia perché non c'erano più spazi che potessero ospitare scritte né che convogliassero su di esse gli sguardi: le vie erano strette e tortuose, le mura tutte sporgenze e bugnati e archivolti; il luogo dove si trasmettevano e custodivano i significati d'ogni discorso sul mondo era la chiesa, i cui messaggi erano orali o figurali, più che scritti.

p. 103

vedere saggi di Armando Petrucci, La scrittura fra ideologia e rappresentazione.

"Dalla prima pagina in cui evoca la città romana tutta ricoperta di scrittura tanto ufficiale che privata, alle ultime in cui celebra la guerriglia sessantottesca dei graffiti, Petrucci insegue un ideale di "città scritta", di luogo saturo di messaggi articolati in segni alfabetici, che vive e comunica attraverso il depositarsi di parole esposte agli sguardi". (una traccia per le città invisibili)

p.107

La colonna Traiana raccontata-collezione di sabbia I

Uno dei saggi contenuti in "collezione di sabbia" di Italo Calvino, Mondadori, 2010, po.95

Perché ciò che fa l'eccezionalità della Colonna non sono soltanto i suoi quaranta metri d'altezza, ma la sua "narratività" figurativa (tutta di dettagli minuziosi di grande bellezza) che richiede una "lettura" tutta di seguito della spirale di bassorilievi lunga duecento metri che narra le due guerre di Traiano in Dacia (101-102 e 105 d.C.). Mi ha accompagnato Salvatore Settis, professore di archeologia classica all'Università di Pisa.

Rivoluzione urbanistica a Trento

Praticamente in qualsiasi città occidentale esiste un documento come il P.R.G. (town plan) , documento che indica quali sono le decisioni pubbliche che l’amministrazione desidera prendere in futuro e specifica anche quali sono i diritti e gli obblighi degli operatori privati in relazione ai terreni edificabili e/o agli edifici e usi esistenti

Strumento (il P.R.G.) vecchio e insufficiente tendeva a ripetersi e autoconservarsi e considerava la città come un sistema chiuso e tendeva a raggiungere le forme della città ideale.

Le condizioni per un miglioramento debbono avvenire a partire da definizioni formali relativamente aperte, e chiare, così da poter essere accettate e percepite come regole obbligatorie per ottenere una città più giusta. (vedi libro su Venezia e le acque: legge=vita, ndr) Ciò porta a cercare nuove maniere di esprimere la forma urbana a partire dai processi, anziché da sistemi morfologici chiusi, di cercare anche forme di composizione urbana di natura diversa.
Se prima ogni dato o funzione del piano originava forme specifiche che configuravano la città, oggi si debbono considerare le condizioni per programmi complessi

Joan Busquets

domenica 2 maggio 2010

dino Gavina

Andrea ci ha portato a vedere vicino a Fano uno dei luoghi di produzione della Simon Gavina e naturalmente ci ha raccontato un po' di questo personaggio.
Andando a sfogliare un libro di casa Morpurgo, ovvero un catalogo di Brera di una mostra a lui dedicata, ho scoperto un po' meglio questa figura. Tra le cose interessanti c'è il ruolo di Lucio Fontana che fece conoscere a Gavina una serie di architetti milanesi che lo influenzarono molto: Marco Zanuso, Pier Giacomo Castiglioni, Luigi Caccia Dominioni, ecc.
La fabbrica che abbiamo visto è stata realizzata da Kazuhide Takahama che è stato uno dei principali collaboratori di Gavina.
Prodi, allora presidente dell'IRI, affidò a Gavina e il suo staff di ripensare all'immagine delle autostrade italiane, il progetto poi si arenò.
Gavina fu promotore di diverse mostre d'arte ed eventi che portarono allu luce artisti poco conosciuti in Italia. Era amico di Marna Abramovic che rea già operativa negli anni '70.
Fondò il centro Duchamp che si dedicava alla riproduzione di pezzi d'arte e di sperimentazione, fondo la Flos, mise in produzione i mobili di Breuer.
Una figura interessantissima attraverso la quale sarebbe possibile ripercorrere e studiare lo sviluppo dell'Italia dopoguerra e il ruolo internazionale che assunse negli anni '60 e '70.

da approfondire:
Virgilio Vercelloni
Gavina e Sgarbi

nessun ricordo

In questa domenica di fumetti ho letto questo lavoro di Giovanni Marchese (soggetto e sceneggiatura) e Luca Gregorio Patanè (disegni) intitolato "Nessun ricordo". Attraverso la storia di Turi Barresi, siciliano, si narra la vicenda dei campi di lavoro e di rieducazione nazisti dove finirono molti italiani mandati dal sindacato fascitaa lavorare in Germania. In particolare Turi Barresi finì a Reichenau, vicino a Innsbruck. Oggi al posto del campo c'è un centro commerciale e la memoria di questo luogo rischia di essere perduta.

Edito da Tunuè edizioni, 2009, Latina, Italy
www.tunue.com

berlin. graphic novel

Berlin. La città delle pietre.

E' una storia a fumetti ambientato a berlino durante 1 anno della repubblica di Weimar.
Le tensioni estreme di quel periodo storico legate alle vite quotidiane di personaggi rappresentative delle correnti e dei movimenti dell'epoca.
Il 9 novembre 1918 nasce la repubblica di Weimar dopo le proteste della popolazione che fecero abdicare Willem III, il Keiser.
Da ricordare l'omicidio di Rosa Luxemburg a Karl Liebnecht il 15 gennaio 1919 ad opera del governo da poco insediato che temeva le "derive" comuniste.

L'autore si chiama Jason Lutes, americano.
http://en.wikipedia.org/wiki/Jason_Lutes

In Italia il lavoro è edito da Coconino Press, Bologna.
www.coconinopress.com

venerdì 30 aprile 2010

malaffare1

Ritorno ad aggiornare il blog promemoria, questa volta con una notizia di cronaca che parla dell'intreccio tra politica e imprenditori disonesti. L'imprenditore è Diego Anemone, potente costruttore di Roma che forniva case a politici e persone del Vaticano in cambio di appalti per Grandi Opere ( il giro in cui è coinvolto Bertolaso). In questo caso di cronaca si parla della casa che Anemone, attraverso il suo architetto (che curava tutte queste operazioni) Zampolini (noto a Roma, ha seguito per esempio il restauro della Camera), ha fatto avere al ministro Scajola (colui che definì Enzo Biagi morto da poco "un rompicoglioni") a 900 mila euro (pagati con assegni circolari inferiori a 12.500 euro) invece che a 1 milione 700 mila.
Insomma ultimamente gli architetti hanno un certo peso e un certo ruolo: sputtanare i potenti per i quali hanno lavorato.

mercoledì 10 febbraio 2010

Andrea Branzi e Giappone

"Già nei tempi più remoti i giapponesi avevano l'idea di essere un paese fatto di canne fragili e flessibili, costruito con la carta che prende fuoco, che si sposta e va via col vento, con un'architettura "reversibile e attraversabile", integrata in una natura coltivata; sono i paradigmi di cui parlavo nel Lotus n. 107 a proposito delle mie ricerche sui modelli di urbanizzazione debole, e anche nel dialogo con Stefano Boeri a proposito di una modernità debole e diffusa, che produce trasformazioni territoriali più simili a "favelas ad alta tecnologia" che alle metropoli dell'epoca meccanica."

p. 74, Lotus navigator, intervista di Alessandro Rocca ad Andrea Branzi

"Costruire bene le cose, gli incastri, le lacche, ecc., è un impegno etico, religioso, da cui deriva la loro grande motivazione spirituale nel fare bene le cose materiali, tecniche. Ma il loro impegno nasce sempre dai micro-sistemi ambientali, dalla piccola scala degli ikebana, dai tatami, loro non fanno mai progetti giganteschi, scenari generali, il progetto urbanistico non gli appartiene come idea di disegno territoriale come metafora di ordine.

Quindi, secondo te, Sejima sarebbe la più orientale di questo gruppo di architetti?

Mi sembra che sia come illuminata da una luce spirituale, come lo era a volte Shiro Kuramata. Diciamolo senza retorica, però oggettivamente è vero. Ci sono cose che hanno chiaramente una carica che non ha nulla a che vedere con l'eleganza, che hanno uno spirito di perfezione di radice assolutamente etica, da illuminati, e sempre nelle piccole dimensioni. Infatti nessuno di loro regge il grande progetto urbano, e mi sembra che anche Tadao Ando si perda quando esce dal suo cubetto, mentre Arata Isozaki, che invece è molto più occidentale, ècapace di produrre sistemi più vasti."

p.76

"A me piace moltissimo questa architettura che non ha volto, un po' come nella profezia di Adolf Loos, all'esterno non ha un linguaggio recepibile, è morta, o comunque è una realtà grigia, supporto neutro per altre comunicazioni, non ha più i codici adeguati, però nel suo interno rinasce continuamente."

p.77

"Secondo me loro operano sempre in un grande interno... Tokyo è una specie di grande e unico interno, e quindi fanno oggetti di architettura che sono fuori scala, che sono gli sviluppi perfetti dell'Ikebana. Quindi non fanno riferimento alla città, anzi ne sono l'alternativa totale: cioè un punto di perfezione assoluto dentro un contesto fuori controllo. In questo senso sembrano uasi degli architetti del Rinascimento italiano, che avevano come contesto la città medioevale, cioè il loro opposto. Loro hanno un atteggiamento complessivamente molto drammatico. Gestiscono tutto questo con grande eleganza e con assoluta serenità però sono tra quelli che avvertono di più (forse in forma subliminale) il fatto che i grandi terremoti o i grandi disastri naturali sono delle metafore di altri grandi disastri possibili, dal fallimento complessivo di tutto il sistema economico e politico mondiale; e questa è la cosa che dà loro un senso più vasto, un significato politico più generale, anche nei nostri confronti.

p.80

"Segmenti di architettura, oggetti di architettura. I giapponesi non hanno mai presupposto che la città avesse una forma o che avesse un senso; a partire dall'antica Edo, che era una città fatta sulle risaie, una città che galleggiava, cioè un insieme di costruzioni sconnesse che non si connettono neppure stabilemente tra di loro a terra. Anche il piano utopico di Tange negli anni '50 per la nuova Tokyo, è fatto entro la baia, sull'acqua. Quindi a loro non appartiene l'idea di unità della città. Non gli è mai storicamente appartenuta, e quindi non capiscono nemmeno di cosa si parli a proposito della sua crisi"

p.84

venerdì 5 febbraio 2010

Shinjuku simulated city

testo di Toyo Ito tratto dalla rivista JA Japan architects n.3 summer 1991

"Tokyo is evolving more and more into a state that can be defined as "Simulated city". Life is largely predeterminated by consumerism situated in a stage set-like urban space that is perpetualy changing. It is the "Tokyo Nomadic Girls" who enjoy this tipe of life style the most. The live alone and are unrestricted by the old conventions of family life. The hit the keyboards in "intelligent office" (higly computerized office building) during the daytime, and wander into the urban stage set of night life after work with their boyfriends. They eat and drink in the cafebars designed by trendy designers, they shop in departent stores where the latest design items are on display. They go out to the movies, and work out in the gym. For them, cafebars and movie teathers are an extension of their living room, restaurants replace their dinning room. Work out gym is thier garden, and boutique are their walk-in closet. 24 hour convenience stores are their refrigerator. They become the eroines of the superficial, simulative, temporary space that assimilates the glitzy stage set. They are living as if in a dream or fairy tale.
What is the reality of life for them? How can define the meaning of a place of communication among themselves? You are to develop the programmatic proposition that also integrates three differently characterized areas into one dynamic one by connectiong the flow of people, cars and energy.
The final proposal is to be presented by the representation of the building as a physical substance. It is important to re-examine the meaning of making architecture in the simulated context of today through the proposition of physical building."

p.50

mercoledì 3 febbraio 2010

Hara 1

tesi di dottorato di Federisco Scaroni

"Tornando comunque a parlare di contesto urbano, posso assicurati che i migliori esempi di contesto a scala umana li ho trovati nei più piccoli villaggio che ho descritto. Una parte della mia ricerca è consistita nel comleto rilievo di questi villaggi"

p.142

"A questo riguardo (parlando di Aldilà...) di recente mi sono riletto La Divina Commedia di Dante Alighieri. Mi sono profondamente sorpreso di non aver quasi trovato accenni all'esistenza di finestre nel testo. Ci sono porte e cancelli ma una o due finistre al massimo.[...] Nella letteratura giapponese non si può trovare alcuna descizione di architettura metafisica." Forse in Murakami?

p.141

"Sia quando ho progettato la stazione di Kyoto, che lo Yamato intarnational building a Tokyo, ho immaginato che sull'intera lunghezza della facciata lo spazio si stesse modificando in un tempo brevissimo, proprio perchè credo nel movemento perpetuo. Ho applicato molte volte questo concetto alla mia architettura e la cosa strana è che questo sitema di pensiero progettuale l'ho ritrovato solamente nel modo di pensare giapponese. Ma molti degli studi su tempo e spazio vengono dall'Europa."

p.141

"Se parliamo di contesto urbano, probabilmente hai ragione, ma c'è un problema di fondo in questa logica. I giapponesi tradizionalmente non credono nel "contesto urbano", proprio per la sua transitorietà. Domani potrebbe esserci una demolizione, un terremoto o un incedio a cambiare tutto. Ma in effetti con questo tipo di attitudine mentale si può trovare sempre una verità."

p.140

"Per tornare al problema della scala e del fuori scala in Giappone, la storia del monaco buddista Kamo No Chomei (1155-1216) è un esempio molto interessante di fuori scala cercato che risale al periodo Heian. Egli cercò di insegnare il Buddismo attraverso l'architettura. Egli scrisse un testo chiamato Hojoki (1212), una sorta di diario romanzato, nel quale narra di come la sua casa fosse stata distrutta da un incendio a seguito di un terremoto. Egli decise di ricostruirla ad un decimo della dimensione originaria. Ma il risultato non lo soddisfece e rimediò al suo errore ricostruendola ad una dimensione di un decimo rispetto alla seconda. Di fatto la casa di cui si dichiarò soddisfatto era grande un centesimo della sua casa originale. E questo è un buon esempio di fuori scala in Giappone (ride) [...] Soldamente se percepisci la piccola scala, puoi percepire la più grande scala di tutte, la Natura.

p.139

"Noi giapponesi ammiriamo profondamente la cultura europea. Ma allo stesso tempo, cerchiamo di avere la speranza che gli europei cerchino veramente di capire quello che noi facciamo, come pensiamo."

p.140

sabato 23 gennaio 2010

urban ecology Bow-wow

urban ecology

"If we stop using metaphors of mechanistics and semiology and start using metaphor of ecology, then it should be possible to discover layer upon layer of meaningful environmental unities, even within the landscape of Tokyo. This is a complex interwining of people, the flow of things, elements of the environment and time; something which can never be obtained by the bird's eye view. Through walking around the reality of everyday life, we can start to see an urban micro-ecosystem, or theatre of urban dwellers." p.36

Made in Tokyo , Momoko Kaijima, Junzo Kuroda, Yoshiharu Tsukamoto, Kajima institute Publishing Co., Tokyo, 2006

Kuma e Tokyo

"At the time [1970’s, ndR], I was interested in architecture that was a mapping of the city of Tokyo. This attempt to become involved in the city through a stratagem of mapping or correspondence was in part the result of the influence of my graduate-school mentor. Hiroshi Hara. Whereas the city planning schemes of the 1960s projected certain geometries onto the city, Hara’s stratagem was to reverse that vector and to map the city inside small projects. Making free use of various “mathematical” concepts and trying to map the city inside box-like houses, he attempted to reverse the expansionist tendency shown by Tange and Kurokawa.
What I did in Small Bathhouse in Izu and M2 was to cut-and-paste Tokyo-like forms and Tolyo-like objects. At the time, I believed that an approach based on the cutting and pasting and remixing of dissimilar elements was Tokyo-like in spirit." p.14

"The Tange Research Group received all the attention at the University of Tokyo because of its splendid forms; meanwhile, the Uchida Research Group quietly explored the material and physical potential of architecture, focusing on details and structure. When I was a fourth-year undergraduate student, I learned this approach from professor Yoshichika Uchida." p.18

Studies in organic, Kengo Kuma and Associates, TOTO Publishing, Tokyo, October 2009

Organisms as relationships Kengo Kuma

Organisms as relationships

"Even Wright did not think of an organism as a matter of relationship with the outside world. The biggest achievement of the twenty first century view of organisms has been the perception that an organism is not autonomous but survives through relationships with the external world." p.56

Organisms as a Yardstick (pietra di paragone) for architecture

"If the leading role in architecture is played by organisms called human beings, then it seems to me only natural to regard architecture as a matter of relationships, that is, the relationship between organisms and matter on the one hand and the relationship between organisms and the environment on the other" p.52


"The philosophy of Deleuze and Guattari is critical of the human tendency to frame concepts in terms of opposites. They not only are critical of the tendency to divide the ambiguous world of ideas in two by means of dual opposition but assert that dual opposition itself is invalid. […] The boundary between the two states [solid and liquid, ndR] is ambiguous and relative. That was the point made by Delueze and Guattari. The relationship between our bodies and surrounding matter is expressed at times as solid and at other times as liquid. Relationship determines everything." p.46

venerdì 22 gennaio 2010

L'ordine nascosto di Yoshinobu Ashihara

L'ordine nascosto di Yoshinobu Ashihara.

arch. tradizionale giapponse:

- sistema montate-trave
- no pareti di sostegno
- importanza del pavimento - togliere le scarpe
- locali bassi

casa come camera da letto. Dormitorio. Le altre attività si fanno all'esterno.

Importanza dell'ombra (Junichiro Tanizaki)

occidente: ombre nette
oriente: ombre dai confini sfumati

"Questo contrasto è evidente nel paragone fra Parigi e Tokyo. Parigi è una città divisa, con preveggenza, in parti staccate dal tutto, mentre Tokyo segue il senso del tutto, avvolgendo tutte le sue varie parti. Parigi è una splendida, bella città invero, ma potrebbero incontrarsi delle difficoltà ad adattarla alle esigenze del XX secolo[...] Tokyo, per contro, resta un tutto inarmonico, dotata di una tenace sopravvivenza e di adattabilità amabiche. E' una brutta, caotica metropoli, ma è organica e in costante travaglio di compimento"p. 29

CITTA' AMEBA
ambiguità del profilo e delle forme, dotata di geometria frattale.

"Entriamo in un tempo in cui la realizzazione individuale e i gusti particolari richiedono priorità[...]. Questo spostamento di valori sta già cambiando la vita economica e politica, e senza dubbio ha attinenza con lo sviluppo delle città moderne. La qualità di una città come Tokyo, che è orientata verso le parti, benchè appaia caotica e manchevole di qualsiasi principio d'ordine, possono essere apprezzate dell'epoca che sopraggiunge" p.105

linee ferroviarie Naomichi Kurata

"In Giappone non si può tracciare la storia della città senza parlare dello sviluppo dei sistemi ferroviari. Si dice, cioè, che la maggior parte dei nodi urbani non siano il prodotto degli interventi urbanistici dei governi locali o nazionali, ma piuttosto il risultato di attività commerciali o di strategie finanziarie di società connesse alle ferrovie." p.85, Naomichi Kurata, Casabella 608-609

città postumanistica Livio Sacchi Bernard Tschumi

"Un sistema che sembra concretizzare l'appello di B. Tschumi per una città "postumanistica", che intervenga, cioè, in un momento in cui le nozioni di unità e coerenza non sono più direttamente applicabili, [...] caratterizzata da ciò che si potrebbe chiamare decentramento, una dispersione del soggetto. Un sitema, infine, che sembra mettere effettivamente in scena il futuro e che non può non farci pensare che in fondo il "coas" sia soltanto un ordine da decifrare."

made in Tokyo

"We thought that although these buildings (intondono gli edificthe city i DA-ME) are not explained by of Tokyo, they do explain what Tokyo is." p.9

"The result of the observation also depends on the method of representation. If the method doesn't suit the observation, the result often can't be grasped." p.11

"Tokyo is a giant maze-like city without physical navigational aids such as axes or urban planning" p. 11

"Tokyo is really a contradictory place, because it is in fact these buildings which most clearly reflect it's quality of urban space, whereas the translation of issues of place through history and design seems like a fabrication" p.12

"The landscape of Tokyo is a Random layering of differents buildings corresponding with multiple social porpouses. We hope in our design work to clearly represent possibilities for urban future by being cenistent(?) with the principle findings of our research" p.15

Tokyo fractal geometry Botond Bognar

"Tokyo, by the way of its disordered disposition, costitutes an urban nexus that is as much indefinite as it is infinite. Its conception and spatial organization, devoid the rules of Cartesian geometry, and thus those perpective perception as well, could be perhaps described with the help of contemporary chaos teory and B. Mandelbrot's theory of fractal" Botond Bognar

metabolismo 2

"La maggior parte dei progetti dei metabolisti cercava di ridefinire il rapporto tra la sfera pubblica e gli spazi privati; in molti casi questi ultimi prendevano la forma di minicapsule pensate per la produzione di massa." Skira, dizionario dell'architettura

gruppo dei metabolisti

Fumihiki Maki
Kenzo Tange
Kikutake
Kurokawa
Kawazoe (critico d'architettura)

Secondo Tsukamoto (Atelier Bow-wow) Shinohara e Isozaki si staccarono dai metabolisti perchè "il senso di identità e individualità si era totalmente smarrito". Loro hanno cercato di affermare la poetica dell'individualità, come fece anche Toyo Ito (maestro di Sejima e Jun Aoki) che lavorò da Kikutake ed esere rimasto deluso.

"E' interessante rilevare come, guardando a tutti i piccoli studi che operano oggi a Tokyo, ciascuno dei quali sta rigenerando un granellino della città, ci si trovi di fronte a una nuova forma di Metabolismo. In un certo senso si potrebbe dire che, a livello di gruppo, stiamo portando in avanti il lavoro dei metabolisti, non in modo idealistico o immaginario ma in maniera assolutamente pratica e fattiva"

p. 227 ma di che libro? instant asia? quello di Livio Sacchi?

"Non abbiamo nessun interesse per l'architettura "eroica". Si tratta di qualcosa che viene dal profondo: quello che vogliamo è contribuire a produrre spazio vivo." p.227

spazio pubblico in Giappone: mescolanda di "aria domestica" e "microcommercio".
invasione dello spirito domestico nel settore pubblico e commerciale. p.236

Interesse per il tessuto urbano di Tokyo. Varietà e vitalità data dal singolo edificio, dal singolo frammento. Come dei villaggi. Si tratta di un tessuto molto aperto e dinamico. Quello progettato è chiuso, statico.

Intervenire con MICROURBANISTICA

instant Asia

intervista ai Bow-wow nel libro Istant Asia di Joseph Grima, Skira, 2008

cercare il testo: Scrap and building. Alternatives to the corporate redevelopmentof Tokyo. pubblicazione di Harward.

Secondo i Bow-wow c'è un ritorno verso il centro dai sobborghi

A Tokyo l'high-rise è sviluppata solo dai grandi operatori finanziari. (vedi la legge sulle misure speciali per la Rinascita urbana, 2002)

Per Tsukamoto "essa segna la fine di una resistenza tipicamente giapponese alla pianificazione e il tramonto di quella tradizione di piccoli interventi di piccola scala che aveva caratterizzato il tessuto urbano di Tokyo a partire dal secondo dopoguerra."
"La grande maggioranza degli edifici residenziali e commerciali di piccola scala della capitale, è il risultato di negoziazione contestuale semi-spontanea"
"Com'è noto, la vita limitata dei suoi edifici rappresenta una delle idiosincrasie architettoniche del Giappone: fino a oggi infatti la politica del fare e disfare (ovvero la frequente distruzione e ricostruzione degli edifici) continua a rappresentare la norma. Il tessuto urbano di Tokyo è dunque in stato di perpetua rigenerazione, frammento dopo frammento, giorno dopo giorno".

p.17

giovedì 21 gennaio 2010

traduzione

"tradurre è sempre tradire e, come nota un autore Ming, la traduzione, nel migliore dei casi, può essere paragonata al rovescio di un broccato - ci sono i fili, ma non la finezza dei colori e del disegno" Lo zen e la cerimonia del tè, Kakuzo Okakura, Sellerio editore, Milano, 2006 p.33

"La concezione taoista (laotse), secondo cui l'immortalità risiede nel perenne mutamento, permeava tutte le forme del pensiero. E' importante il processo non l'atto. Realmente visrtuale è l'azione del compiere, non ciò che viene compiuto." p.27

metabolismo 1

Le casette fitte fitte sembrano quasi essere le cellule metaboliste che si immestano sulle grosse infrastrutture. Una sorta di metabolismo orizzontale al posto del metabolismo verticale dei metabolisti storici.

Tokyo-città infrastruttura

stazioni
bus
taxi infiniti (quanti taxi ci sono a Tokyo)
scale mobili
edifici permeabili
suolo e tetti piccoli

beyond the bubble

Beyond the bubble, the new japanese architecture, Botond Bognar, London, Phaidon press, 2008

Botond Bognar insegna alla university of Illinois at Urbana-Champain ed ha curato molti liri sul Giappone e sugli architetti giapponesi.

"As the result of a very tradition in [Japan], the values of a craftmanship prevail over the rarity or antiquity of an object" Vittorio Gragotti a p.8

"The Japanese city difies analysis but invite descriptions" p.17
"There was no a tradition of using a city as a metaphor for utopian ideals. Nor is there a tradition of conceiving the city as a form of cosmic symbolism and as an autonumous political system" p.17
"The city is happening" p.17

cercare testi del critico Koji Taki parla di "pet urban" society in Japan.

"Urban Japan is the largest world's optimum urban laboratory: by definition experimental [...], a paroxysm of value-free juxtapositions, in which a kaleidoscope of random parts flourish to the limits of possibility, which aggressive obliousness to the whole. This accelerated drive trapasses oue reality and reveals new value." Eleni Gigantes p.16

Tasse sul terreno altissime. Introdotte nel dopoguerra per evitare le speculazioni.

- cambi di proprietà soventi
- grossi investimenti per ripagare l'acquisto
- enormi prestiti bancari
- terreno rubato al mare

In passato, prima di Kyoto e Nara, la capitale si spostava spesso: Naniwa, Asuka, Omi, Fujiwara, Kumi, Nagaoka, etc.

Durante gli anni della bolla molti architeti hanno avuto una carriera fulminante perchè c'era una richiesta altissima. Questi i nomi degli architetti considerati da Bognar i più "speculatori":

Ryoji Sukuki
Hajime Yatsuka
Hiroyuki Wakabayashi
Astushi Kitagawara
Masaharu Takasaki
Akiko + Hiroshi Takasahashi (workstation)
Shin Takamatsu

Le avanguardie negli anni '80

Tadao Ando
Toyo Ito
Hiroshi Hara
Kazuo Shinohara
Itsuko Hasegawa
Hiromi Fujii

Vecchie guardie

Tange
Maki
Isazaki
Kurokawa
Takeyama
Aida
Tanigychi

glossario di concetti spaziali per Giappone

Un glossario di concetti spaziali, Teruyuki Monnai, in Casabella n. 608-609

NOKISHITA: Spazio sotto la grondaia

MA: tempo+ spazio. Intervallo tra due oggetti o tra due momenti. Il "vuoto" tra due cose. Solo in Giappone si "mishia" un intervallo sia spaziale che temporale. Il Kanji fu importato dal cinese ma indicavo solo l'intervallo spaziale. Questa espressione si usa anche in musica.

OKU: spazio più interno. Vedere i saggi di Fumihiko Maki (ha addirittura coniato il termine okuità) e Tadao Ando. L'oku si raggiunge dopo avere attraversato diverse soglie più o meno nette.

UTSUROI: Quando la divinità (kami) emerge dall'ombra. Simboleggia il cambiamento, il passaggio di stato.

MIEGAKURE: Sistema spaziale dove non puoi cogliere tutti gli oggetti nello stesso momento. Ad esempio il giardino kaiyushiki.

MITATE: metafora. Simboleggia qualcosa con degli elementi. Ad esempio il giardino Karesansui.

YOHAKU: Principio secondo il quale gli elementi inutili sono progressivamente eliminati. (minimalismo giapponese)

WABI, SABI: 1 vita austera vissuta in povertà e sobrietà. 2 (sabi) patina del tempo.

"La caratteristica dello spazio urbano, in cui si ritrovano alcuni dei concetti spaziali che abbiamo descritto, è di avere una struttura in cui parti eterogenee sono collegate da relazioni flessibili.
Nello spazio della città giapponese sono queste parti a rivelare una coerenza interna mentre il loro insieme è il frutto di un processo di accumulazione apparentemente casuale, privo di un ordine visualizzabile."

Shinohara 1

Kazuo Shinohara negli anni '60 celebra la bellezza del caos di Tokyo e cerca di rendere questo caos un materiale di progettazione. Shinoara parla di progressive anarchy. Nel 1981 fece uno studio sull'area attorno alla stazione di Shibuya. Era una ricerca fatta attraverso i quotidiani (Stefano Boeri anni più tardi ne ha fatte diverse usando i giornali, di cui la più recente è Milano cronoche dell'abitare)

Alcune delle caratteristiche del caos apparente (per usare l'espressione di Ashihara):

RANDOMNESS
FUZZINESS (fuzzy=crespo)
FRACTAL
CHAOS

Interessante la considerazione che fa Shinohara sull'architettura contemporanea che per lui dev'essere come un "open system space". Considerazioni molto attuali.

Queste considerazioni emergono da un'intervista DI Hans Ulrich Obrist a Itsuko Hasegawa, allieva di Shinohara.

Microurbanism 1

Chang Yung Ho, FCJZ studio, primo stutio di architettura privato in Cina.

Microurbanismo

alta densità in Cina (si vuole importare in Europa)

"I refer a "micro-urbanism" if every sigle building, regardless the size, achieves a positive relationship with the city, the city will, for sure become a positive place to live."

"We are trying to analyze specific urban condition to come up with specific tatics, which can be myopic. Thus, we feel like all we do is not building design but micro urnab design."

intervista con Hou Hanru, art curator

post bubble city

Bow-wow from Post bubble city, Atelier Bow-wow, INAX publishing, Tokyo, 2006.

Nell'introduzione vengono fatte delle considerazioni riguardo ad uno scivolamento verso l'individuo.
La spazio utlimo, il corpo, come qualcosa di sociale.
Si domandano se paradossalmente oggi la progettazione di case per un singolo non si possa considerare come edilizia sociale/pubblica.

MICRO PUBLIC SPACE

"Miscro public spaces emerges from adjusting the postures of people and their layout in a space. Through our installations and forniture for a member of art exhibitions, this has become a series" p.173

Infatti ciò che hanno esposto alla Biennale di architettura di Venezia nel 2008 era esattamente questo (posterò la foto). Mi vengono in mente altri esperimenti di piccoli "strumenti" in grado di generare spazi: gli Stalker a Campo Boario e molte installazioni dei Cliostraat, di cui una anche a Tokyo.

Nell'articolo Re:contextualism del suo libro intitolato After the crash, architecture in Post-bubble Japan, Thomass Daniell sostiene che la generazione dei Bow-wow è più attenta al contesto ed inoltre si lavora con budget ridotti e in progetti di scala molto più piccola.

spazio pubblico giapponse

E' difficile un confronto tra lo spazio pubblco giaponese e quello europeo.

Secondo l'architetto Hajime Yatsuka l'espressione "public realm" non ha un equivalente nella lingua giapponse. Esiste però la SAKARIBA :"distretto di divertimenti vicino ai ponti o alle zone di transito"

Per Kazuo Shinohara la Sakariba è definitivamente lo spazio urbano giapponese.

"The teeming (affollate) streets of Tokyo were the starting point to the formation of my architectural and urban theme, which I call "progressive anarchy"".

K.Shinohara p.89 del libro di Thomas Daniell, After the crash:architecture in post-bubble Japan, Princeton architectural press, New York, 2008.

the urban planning in Tokyo

the urban planning in Tokyo, un capitolo tratto dal libro Architecture and urnbanism in Tokyo, a cura di Norihiko Dan. Si tratta di una conversazione tra Hidetoshi Ohno e Norihiko Dan.

anni' 40 progetto di una green belt (come a Londra) che non venne mai realizzata.
Secondo Ohno la fortuna del Giappone fu quella di avere un buon rapporto e appoggio dagli USA dopo la seconda guerra mondiale. Il Giappone era la base Americana per seguire la guerra di Corea (scoppiata nel 1949).
Secondo Ohno, dopo la II guerra mondiale, la tendenza degli organi predisposti all'organizzazione del territorio fu quella di controllo più che di promozione, seguendo le leggi del libero mercato.
Negli anni'80 la città da luogo di produzione diventa luogo di consumo, sviluppo del neoterziario.

A Tokyo è difficile dire dove stanno i ricchi, non c'è questo tipo di distinzione. Ohno parla di "ambiguità degli spazi urbani".

Secondo Ohno esiste una buona mobilità sociale (chiunque studia e lavora sodo può riuscire nella vita) però oggi questo, anche per l'effetto dello scoppio della bolla speculativa degli anni'90, sta un po' diminuendo. Questa mobilità sociale è causata anche dalle forti tasse di successione che rendono difficile per una famiglia rimanere ricca.

Ohno ritiene che ci sia poco senso del pubblico, del comune o dell'aggregarsi. Anche per questo all'estero i giapponesi non fanno molta comunità a differenza degli italiani o dei cinesi.

Secondo Ohno esiste un eccesso di democrazia e partecipazione nelle decisioni urbanistiche, servono persone competenti che si prendano delle responsabilità.

Toyo Ito dice che gli architetti producono solo delle increspature, non hanno la forza di fare sistema, parla di sconfitta dell'urban design.

architecture and urbanism of Tokyo

Architecture and urbanism of Tokyo, Norihiko Dan, 2008

chapter "Topographical chart of Tokyo", Shuichi Matsumura & Hiroshi Ota. A questo aggiungo anche alcuni informazioni tratte dal capitolo "history of Tokyo" di Hiroyuki Sukuki. Inoltre il capitolo "the urban planning in Tokyo" intervista tra Norihiko Dan e Hidetoshi Ohno.

Tokyo giace sulla pianura creata dalla sedimentazione dei fiumi Edogawa, Arakawa, Sumidagawa.

Tokyo ha ereditato la composizione spaziale di Edo principalmente divisa in Shitamachi e Yamanote.
SHITAMACHI: piccoli commerci e servizi mischiati nella griglia della città completata da piccole abitazioni. Si sviluppa nella parte più bassa e pianeggiante.
YAMANOTE: Un mosaico di parcelle irregolari con distretti d'affari a grande scala legate ai templi e a grandi proprietà feudali. Si sviluppa nella parte più alta con colline. Una complessa rete di strade le collegava.

1869 inizio della riforma Meiji, Edo-Tokyo diviene capitale. Si spostano i funzionari e i membri della corte (daymio) che stabiliscono le loro residenza nella zona Yamanote.
1872 grande rogo, nasce la Ginza brick town (inizio dell'occidentalizzazione anche nella costruzione della città. Il masterplan è di un architetto tedesco)
1870 inizia lo sviluppo delle ferrovie.
1910 grande espansione dei sobborghi sostanzialmente senza controllo trane una city planning laws del 1919. Espansione industriale.
Terremoto del Kanto del 1923, Tokyo distrutta.
- necessità di un nuovo disegno urbano ( la struttura del centro cambiò molto e venne regolarizzata molto)
- si iniziò a progettare edifici antisismici.
- rifacimento di molte strade.
- rifacimento e aggiunta di molti PONTI.
- Da qui in poi iniziò a svilupparsi il processo di costruzione di linee ferroviarie di prorpietà di compagnie private che possedevano spesso anche i terreni attorno alle stazioni ed erano interessate a urbanizzare.
1927 Asakusa Line, metropolitana.
1943-45 Bombardamenti seconda guerra mondiale, Tokyo distrutta. Grandi piani di ricostruzione. Un fenomeno interessante è la costruzione di città gemelle alle grandi città fatte per i pendolari. Osaka-Chisato; Takakuraji-Nagoya; Tokyo-Tama.
1963 tolta la legge che limita l'altezza degli edifici-
1964 giochi olimpici, grossa trasformazione di Tokyo. Grandi arterie autostradali e copertura di molti canali. Shinkansen Toyko-Osaka.
anni '70 riconversione di molte aree industriali. (Già negli anni '70)
1980 mixed-used areas nella zona Yamanote.
Tra gli anni '80 e '90 la città passa ad essere luogo di consumo da luogo di produzione. Grande sviluppo del new terziary.

"The growth of the giant metropolis of Tokyo was guided by the construcion and development of railways.[...] As result, Tokyo formed compact city areas clustered around the railways stations, making railways the primary mode of acces to the city center." p.38

La velocità di liberazione

La velocità di liberazione, Paul Virilio, ed. Mimesis, eterotopia. Edizione originale 1995

La velocità di liberazione: 28.000 km/h, ovvero la velocità necessaria per staccarsi da terra, per sfuggire alla forza di gravità.

"Se la perdita di distanze inaccessibili si accompagna ad una prossimità mediatica che deve tutto alla velocità della luce, dovremo altresì molto presto abituarci agli effetti della distorsione delle apparenze provocate dalla prospettiva del tempo reale delle telecomunicazioni, prospettiva in cui l'antica linea dell'orizzonte si ripiega nel quadro dello shermo; l'elettro-ottico soppianta l'ottico dei nostri occhi"

p.23

Questo stravolge la categorie tradizionali di spazio e tempo

"Non più unicamente il tempo della succesione cronologica classica, ma ancora quello di un tempo di esposizione (cronoscopico) della durata degli avvenimenti alla velocità della luce..."

L'ESPOSIZIONE soppianta la SUCCESSIONE.

p.24

"...Disinganno filosofico con cui si sfuma, con l'idea della natura del secolo dei lumi, l'idea del reale del secolo della velocità della luce."

p.26

"Viviamo ossessionati da immagini e miti di velocità e ambiguità, mentre gli spazi che costruiamo insistono pervicacemente nel definire, delimitare, confinare"

Massimo Cacciari, La città infinita, catalogo della mostra. p.57

Virilio parla di un CONDIZIONAMENTO ELETTROMAGNETICO DEL TERRITORIO

- uomo terminale
- tempo reale uccide il tempo presente
- lo spazio diventa "critico"
- corpo come "territorio urbano"
- Atopia - Utopia - TELETOPIA

Scompaiono le categorie di QUI e ORA per far posto a un ALTROVE COMUNCATIVO
Da qui problemi e spunti per urbanisti e uomini politici.


cronologico prima durante dopo
cronoscopico sottoesposto esposto sovraesposto

Inoltre con le comunicazioni elettroniche scompaiono le categorie di partenza-viaggio-arrivo ma rimane solo un arrivo generale.

Virilio parla poi di URBANIZZAZIONE DEL TEMPO REALE
Ovvero equipaggiare il cittadino terminale per farlo spostare virtualmente altrimenti rimane un "handicappato motorio".


"D'altronde tutta la storia della prospettiva del '400 non è altro che una lotta, una battaglia di geometri accaniti nel tentativo di farci dimenticare l'"alto" e il "basso" a esclusivo favore del "vicino" e del "lontano"".

p.13

"Il punto di fuga verso l'orizzonte del Quattrocento adesso si duplica in quello del Novecento: oggi vi è un'uscita verso l'alto" [come non pensare a Google Earth, ndA]

p.22

Henry Lafebvre

Henry Lafebvre (1901-1991) filosofo e sociologo francese.

Profonda critica alla vita (routine) quotidiana.

fece parte del movimento surrealista
influenzò l'Internazionale Situazionista
influenzò il Maggio Francese

testi:

La produzione dello spazio. 1974
Il diritto alla città. 1968
Rythm analysis: space, time and everyday life continuum, Londra, 2004
Spazio e società. rivista

Takashi Murakami


Takashi Murakami è un artista giapponese. Ha coniato l'espressione Superflat.

"This superlflat spatial realm - in contrast to a finite, closed circulard world - is an expansive, flat borderless field."

Japan. Towards a totalscape. p.97

"A world with no trascendent dimension, in which the pyramidal social structure collapses in favor of horizontal models and routines of everyday life collapses into a condition of listlessness. (svogliatezza, pigrizia, apatia)."

Hiroshi Azuna, philosopher

Secondo Murakami questa "flatness" si trova anche in molta architettura. Per esempio tutta l'architettura che favorisce la facciata, la pelle dell'edificio nascondendo e mettendo in secondo piano struttura e funzioni. Mi viene in mente la visione di Ginza dall'alto della Tokyo tower che ha un'immagine notturna completamente diversa dal resto della città.

Superflat urbanism

- diffondersi di catene, alberghi, ristoranti, karaoke, pachinko tutti uguali.
- spazi pubblici invasi da schermi. Ci si interfaccia a questi pannelli (Blade runner). Lui la definisce "information architecture".

Homo mobensu

Kisho Kurokawa (fondatore del fruppo dei metabolisti giapponesi) predisse il passaggio da building city a information city e coniò l'espressione "homo mobensu" che sembra molto simile all'Homo ludens di New Babylon di Costant.

"With the advent of the mobile phone (e io aggiungeri dell'i-phone) and interne, a whole new invisible layer of space is constantly around us, combining with the physically moving bodies."

Japan. Towards a totalscape. p.100

Quest'ultima affermazione è molto interessante pensando al concetto di realtà arricchita che si sta svilupando recentemente.




domenica 3 gennaio 2010

l'algoritmo al potere

L'algoritmo al potere. Vita Quotidiana ai tempi di google, Francesco Antinucci, Editori Laterza, Bari 2009.

I-phone (p. 12)

L'i-phone non è un telefonino, e non è un browser per internet e non è neanche un computer, né un i-pod, né un navigatore satellitare, né una macchina fotografica ecc. L'i-phone fa tutte queste cose, ma le fa integrandole in un sistema che sfrutta crucialmente il web ed è pensato per essere in movemento. Ed è questo "sfruttare" e questo "essere pensato per" che è fondamentale. [...] Questo sistema integrato è molo, molto più che la somma delle parti: non soltanto per il banale, anche se validissimo, motivo di una maggiore efficienza efficacia (vedi il paragone con la guida/mappa fisica), ma perchè a questi livelli si aprono possibilità tali da modificare sostanzialmente comportamenti e abitudini della generalità delle persone. In un certo senso, l'integrazione va a comprendere le persone: aspetti non secondari della vita della persona vengono integrati nella tecnologia e nella rete. Ne vedremo subito qualche esempio.


social networking (p.25)

Già, ma cosa ci si fa con questa strana possibilità? [comunicazione molti a molti portata da internet, ndr] E' facile dirlo dopo che è successo, ma è molto difficile immaginarlo prima sulla sola base della descrizione appena data, che è tutto ciò che la tecnologia letteralmente abilità. La chiave di volta è la reciprocità di ruolo insita in questa struttura, portata a livello di un'intera comunità: definita questa comunità come tale (attraverso un tema di interesse, o caratteristiche dei partecipanti, o qualunque altra cosa/attività), ne risulta il social networking. E questa si che è una vera e grande innovazione. Questo è qualcosa che non è mai esistito prima, qualcosa che si aggiunge sia come forma sia come contenuto, una nuova "forma-contenuto", se si vogliono usare i due termini precedenti

i-phone + social networking (p.110)

...App store che è costruito con la logica del social networking applicato alla produzione del software: chiunque può non solo scaricare il software ma anche produrlo e metterlo nello store, ed è proprio questo che ha generato la sua crescita esponenziale.

differenziazione cognitiva (p.81)

Coloro che sanno, e sopratutto coloro che più sanno, beneficiano enormemente del web [...], mentre coloro che sanno meno finiscono col saperne ancora di meno: rispetto alle fonti "garantite" [dedica un capitolo a wikipedia e a Citizendium, una specie di wikipedia controllata da esperti: http://en.citizendium.org/wiki/Welcome_to_Citizendium] di una volta, oggi è molto più facile assorbire errori/falsità o irrilevanze. Così, la rete, proprio per i suoi meccanismi egalitari di accesso diretto di tutti a tutto, finisce con l'aumentare, anzichè diminuire la differenziazione cognitiva.

Entusiasti, incazzati e prime donne (p.65)

Ovvero il profilo degli utenti "attivi" che inseriscono giudizi (per esempio nei ranking delle guide dei ristoranti) e determinano le classifiche che poi tutti gli utenti seguono.

Cosa ha determinato il successo di google (p.42)

I fondatori di Google e il loro staff tecnico hanno messo alla base del loro operare alcune idee strategiche di importanza fondamentale. La prima di queste era prendere sul serio - già dalla metà degli anni Novanta - che la crescita del web era letteralmente esponenziale e, sopratutto, che avrebbe continuato ad esserlo. (a metà del '94 c'erano in tutto 2700 siti web) Questa idea aveva alcune conseguenze cruciali che invece i concorrenti non furono in grado di identificare. La prima - più ovvia- che il bisogno di avere un motore di ricerca efficiente sarebbe aumentato ancora più del web. La seconda - meno ovvia- che nessuna procedura di ricerca basata sull'impiego di personae umano avrebbe potuto stare dietro a questi ritmi di crescita e a queste dimensioni: dunque la ricerca avrebbe dovuto essere esclusivamente algoritmica.
Il PageRank, nome dell'algoritmo, tiene traccia di tutti i legami ipertestuali che puntano a una determinata pagina e assume che quanto più numerosi sono questi tanto più alto è il "rango", l'importanza di una pagina: a prima vista, una misura abbastanza grossolana. Se però si utilizza il criterio ricorsivamente, le cose cambiano. Si va allora a vedere quante citazioni hanno a loro volta le pagine da cui provengono le citazioni alla pagina target e in base a questo si assegna un valore anche alla citazione: la citazione da parte di una pagina poco citata avrà un valore inferiore a quella di una pagina che è citata molto. Questo processo può essere itarato illimitatamente. L'unico limite è l'ampiezza della base dati e la potenza di calcolo disponibili. (Qunidi se si ha la seconda la scommessa era puntare sulla prima, nel 2004 google contava 8 miliardi di pagine contate poi il dato non è stato più comunicato)
Il fatturato di Google del 2008 è stato di 21 miliardi di dollari, il 98% derivava da entrate pubblicitarie.

possibilità di creare profili delle persone sempre più accurati attraverso internet e il social networking (p.100 quando parla dei sistemi di controllo dei giocatori di Las Vegas, p.112 quando parla di facebool)