giovedì 21 ottobre 2010

lo specchio nelle case dei proletari

… lo specchio congiunge l’individuo alla comunità, e il suo ingresso nelle case dei proletari ha cementato l’orgoglio di classe, quel senso di decoro sbattuto in faccia ai padroni, "Noi non siamo nulla, e vogliamo essere tutto! Possiamo essere, e siamo, più eleganti di voi!" E’ grazie a quel decoro, a quella fierezza, che si è vinta la guerra.

Tito riflette tra sé e sé a pagina 303 di 54 di Wu Ming, Einaudi, 2002, Torino

Un giorno lo capirà anche Djilas: la Lega dei comunisti jugoslavi governa questa repubblica col consenso dei popoli che l’hanno fondata, un mosaico di razze, culti, tradizioni. Al vertice c’è bisogno di rituali e di ruoli certi. Senza rituali e simboli comuni, senza un garante della coesione della comunità, saremmo finiti. Ogni dettaglio della mia figura pubblica è un simbolo, deve trasmettere il messaggio: "Io sono tutto e voi siete tutto insieme a me!" Il taglio perfetto della mia uniforme dà concretezza all’orgoglio dei lavoratori.

p.305

Babbo comunista

Io non sono stato un buon padre per voi. Un buon padre rimaneva coi suoi figli, anche se andava in galera. Tornava in Italia e faceva il processo. Ma cosa devo dire, Robespierre? Ho fatto quello che pensavo era giusto fare. Aiutare questo popolo a costruire il socialismo. E’ per questo che ho combattuto. E adesso penso che forse non valeva la pena. Adesso tutto crolla. Sono come esulato. Milena no c’è più e io resto solo come un cane, senza figli, senza compagna, senza paese e senza socialismo. E sai cosa dispiace di più? – Era una domanda sincera stupita. – Che non ce la faccio a pentirmi. Non riesco a pensare che era sbagliato. Era giusto provare e se vuoi che sono sincero dino in fondo, dico che non è sbagliato nemmeno adesso che Tito è come Stalin.

p.325

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