lunedì 24 maggio 2010

La città scritta:epigrafi e graffiti-collezione di sabbia II

Quando pensiamo a una città romana dei tempi dell'Impero immaginiamo colonnati di templi, archi di trionfo, terme circhi teatri, monumenti equestri, busti ed erme, bassorilievi. Non ci viene in mente che in questa muta scenografia di pietra manca l'elemento che era il più caratterizzante, anche visivamente, della cultura latina: la scrittura. La città romana era innanzitutto una città scritta, ricoperta da uno strato di scrittura che s'estendeva sui frontoni, sulle lapidi, sulle insegne. [...]
Invece nella città medioevale la scrittura era scomparsa: sia perché l'alfabeto aveva cessato d'essere un mezzo di comunicazione alla portata comune, sia perché non c'erano più spazi che potessero ospitare scritte né che convogliassero su di esse gli sguardi: le vie erano strette e tortuose, le mura tutte sporgenze e bugnati e archivolti; il luogo dove si trasmettevano e custodivano i significati d'ogni discorso sul mondo era la chiesa, i cui messaggi erano orali o figurali, più che scritti.

p. 103

vedere saggi di Armando Petrucci, La scrittura fra ideologia e rappresentazione.

"Dalla prima pagina in cui evoca la città romana tutta ricoperta di scrittura tanto ufficiale che privata, alle ultime in cui celebra la guerriglia sessantottesca dei graffiti, Petrucci insegue un ideale di "città scritta", di luogo saturo di messaggi articolati in segni alfabetici, che vive e comunica attraverso il depositarsi di parole esposte agli sguardi". (una traccia per le città invisibili)

p.107

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