sabato 22 gennaio 2011

che la festa cominci




I libri di Ammaniti mi catturano. Scrive in un modo tale da incollarti al libro. Mi piacerebbe fare un'analisi un po' più approfondita della struttura narrativa dei suoi romanzi per capire come riesce a creare questa tensione che fa entrare il lettore nel racconto. Un espediente che usa spesso è quello di far correre due o tre storie parallele che all'inizio non hanno niente a che fare tra loro e lasciar intuire che prima o poi si incroceranno.
I suoi personaggi sono delle caricature che però sono anche specchi precisi di realtà contemporanee. Inoltre ha un'ironia e un sarcasmo sottili e sa creare delle situazioni realmente comiche.
Mi sembra anche attento all'ambientazione delle sue storie e alla descrizione o meglio alla resa nel testo di questi luoghi.
In particolare in questo romanzo ho scoperto Villa Ada A Roma. Da visitare assolutamente.

http://it.wikipedia.org/wiki/Villa_Ada_(Roma)


"Il suo segreto era starsene abbastanza vicino alla vita, in modo da poter osservare l'orrore dell'umanità con sarcasmo, ma mai dentro. Ora invece era in mezzo a quel circo e non si sentiva diverso da quei pagliacci. Era meglio rimanere zitto, in un atteggiamento riflessivo da scrittore." p.204

citazione de l'Amleto di Shakespeare a p. 127
"Da qualche tempo, non so perché, ho perso tutto il mio buonumore e ho abbandonato ogni esercizio. E in realtà son così giù d'umore che questo bell'edificio, la terra, mi sembra un promontorio sterile, questa volta d'aria stupenda, quello straordinario firmamento lassù, quel tetto maestoso trapuntato di fuochi d'oro, ebbene a me non pare che una massa lurida e pestifera di vapori. Che opera d'arte è l'uomo, com'è nobile la sua ragione, infinito nelle sue capacità, nella forma e nel muoversi esatto e ammirevole, come somiglia a un angelo nell'agire, a un Dio nell'intendere: la beltà del mondo, la perfezione tra gli animali, eppure, per me, cos'è questa quintessenza di polvere? L'uomo non mi piace e nemmeno la donna."

"Sì, l'imprevedibile chef bulgaro adorava la fame e odiava l'appetito. L'appetito era l'espressione di un mondo satollo e soddisfatto, pronto alla resa. Un popolo che assapora invece di mangiare, che stuzzica invece di sfamarsi, è già morto e non lo sa. La fame è sinonimo di vita. Senza fame l'essere umano è solo una parvenza di sé stesso e di conseguenza si annoia e comincia a filosofeggiare." p. 277

Niccolò Ammaniti, che la festa cominci, 2009, Einaudi, Torino

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