Alcuni estratti da un articolo pubblicato sullo speciale de "le scienze" di novembre 2011 sulle città.
Quello che stavo immaginando, adesso lo vedo, era un aumento non delle dimensioni ma del numero di scelte. Le città offrivano più scelte dei villaggi, aumentando in numero e le casualità dei potenziali contatti umani e culturali. Le città erano vasti motori multistratificati di scelte, popolati principalmente da estranei.
E' questo il pericolo della riduzione delle scelte, del controllo che cala dall'alto. E' la maledizione delle attrazioni rinchiuse dietro cancelli e botteghini, il fato che attende da ultimo tutte le Disneyland: non si può cambiare la destinazione d'uso dei parchi a tema. Le città, per sopravvivere, devono essere capaci di lunghe fughe di riadattamento.
Le città riuscite (cioè quelle che continuano ad andare avanti) sono costruite, come lacche cinesi, da strati innumerevoli: di vite, di scelte incontrate e fatte.
Il futuro delle città sarà di due modalità differenti, combinate entro una meta-città ageografica e ancora largamente non riconosciuta che è internet.
lunedì 7 novembre 2011
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